domenica 15 settembre 2013

Gli 'affari tuoi' di chi crede e di chi no

Non c'è una ricetta unica per esser portatori di memoria. E' evidente, tuttavia, che vivere a lungo aiuta. Mentre scrivo, un signore di nome Arturo Paoli ha doppiato la boa del secolo di vita. “Fai gli affari tuoi, e campi cent'anni” recita un celebre adagio popolare; lui ci è riuscito, pur non seguendo quella ricetta. L'esistenza di questo singolare sacerdote è per me una scoperta recente e degna di nota; ed è per questo che ho pensato di darne conto qui, in Miniere di memorie. Scorrendo la sua biografia si capisce come di memorie Paoli ne abbia accumulate tante e significative; alcune di esse hanno a che fare anche con le miniere, in particolare con quelle del Sulcis dove lui spese energie per un anno, a metà degli anni '50. Poi trascorse un anno intero nel deserto, sperimentando quella 'Pazienza del nulla' che dà il titolo all'omonimo libro pubblicato nel 2012. Un testo straordinariamente attuale, almeno in alcuni passaggi. Dopo i 12 mesi nel deserto, e dopo il Sulcis, Paoli fu inviato in Argentina, terra madre di quel Papa Francesco I la cui vita e le cui parole osservate in questo scorcio di 2013 offrono un intenso alternarsi di convergenze e di rotture con l'esperienza di Paoli.

Francesco I, in quanto Papa, è oggi l'espressione massima di quella Chiesa che più volte Paoli sembra mettere all'indice nel proprio testo: quel “potere di organizzare e uniformare il gruppo” che giornalmente viene mantenuto saldo dai fedeli con una preghiera che “non si propone di formare una persona pronta per un'esperienza di Dio, ma un individuo che osservando scrupolosamente il programma prescritto giornalmente, mantenga la struttura”. E' del resto la Chiesa-organizzazione ecclesiastica, stando alla sua biografia, che 'esilia' Paoli per due volte dall'Italia (prima come cappellano su una nave di migranti verso il Sudamerica, poi direttamente in un bosco dell'entroterra argentino) in virtù di suoi pensieri per nulla politicamente corretti.

Tuttavia, Papa Francesco I è anche la stessa persona che in un giorno di metà settembre decide – in modo del tutto non convenzionale per un Pontefice – di rispondere alla domande sulla fede poste dal fondatore ateo di un giornale quotidiano (Eugenio Scalfari) con una lettera da pubblicare sullo stesso giornale (La Repubblica). Un testo profondo, quello di Bergoglio, probabilmente 'storico' (troppo presto per definirlo tale), la cui essenza riassunta in (troppa) sintesi è quella di accettare la 'sfida' e lanciare un ponte tra credenti e atei.

La lettera di Bergoglio esce sul giornale l'11 settembre; due giorni prima io avevo finito di leggere La Pazienza del nulla. E' se c'è un messaggio più forte degli altri che ho distinto in quella lettura, è proprio il 'ponte' che Paoli stabilisce con Nelly Sosa De Forti, una non credente che in più momenti si dimostra più praticante nei fatti di qualsiasi religioso. Donna, moglie, più volte madre, piacente (di una bellezza contemplativa e non estetica, per richiamare la distinzione che fa Paoli), Nelly sperimenta quel 'Nulla' a cui Paoli si riferisce, e mette in pratica lungo una vita da atea quello che spesso tanti credenti 'di facciata' non riescono a concretizzare per neppure un giorno, al punto -sembra dire tra le righe il libro – di provare imbarazzo nel pronunciarsi sull'argomento-fede pensando a come certi 'professanti' la ridicolizzano. A causa del suo modo d'essere Nelly troverà anzitempo la propria fine, imbarcata nel 1977 su uno di quei voli della morte di cui vigliaccamente si serviva la dittatura argentina. Quella stessa dittatura contro cui Paoli si batté attivamente, sfiorando egli stesso l'assassinio, la stessa dittatura che oggi resta una delle pagine su cui aspettarsi altre chiare e non convenzionali parole da questo Papa Francesco, che come presule argentino quegli anni visse da vicino.

Il cerchio di questo mio pensiero odierno qui si chiude. O meglio, si riapre alla vasta 'miniera di memorie' che negli anni tante persone hanno arricchito (Carlotto, Vigevani, Verbisky, Bechis, Alcoba solo per citare alcune di quelle la cui testimonianza è arrivata a me, lasciandomi dentro un segno difficilmente cancellabile), raccontando cosa succedeva di drammatico durante quella fase in Sudamerica. E si riapre, il cerchio, alle eventuali nuove corrispondenze tra persone che al bene comune pensano, e che dell'esperienza umana vogliano far tesoro, credenti o non credenti che siano.

Foto post: il sale di Wieliczka


Ecco una foto di prima mano scattata poche settimane fa all'interno del percorso minerario di Wieliczka, in Polonia che, oltre ad essere inserito dal 1976 nella lista Unesco dei patrimoni dell'umanità, mi dicono essere molto bello. In attesa di visitarla, qui le informazioni ufficiali.