“In questa vicenda la cosa più
interessante eravamo noi”. Parla di donne, Norma Berti. Di chi come
lei e con lei coabitò (spesso, fino a morirvi) la desaparicion
durante l'ultima dittatura argentina, tra il '76 e l'83. Ha scritto
un libro, “Donne ai tempi dell'Impunità”. E quel libro è lo
spunto colto da Anmesty international per riproporre la memoria di
quei fatti in una sala di biblioteca di un Paese apparentemente molto
lontano, ovvero l'Italia.
Devo averlo già fatto mille volte; ma
a chi l'ascolta in quella sala la Berti racconta, dilungandosi, di
sparizioni; di privazioni, di violenze, torture. Anche se non scende
in particolari, perché non è questo che le interessa: “qualche
anno fa una trasmissione tv italiana, I fatti vostri, mi chiese di
intervenire come ospite. Mi fecero capire che a loro interessava
sviscerare le modalità con cui eravamo state torturate. Obiettai che
non avrebbe avuto senso un intervento di questo tipo senza dire un
minimo di parole sul contesto in cui questo si verificava. Non mi
chiamarono più”.
Qualcuno in sala le chiede com'era
stato possibile che ciò avvenisse: “il golpe cominciò il 24 marzo
1976. Ma era stato preparato da tempo. Il 70 per cento dei
desaparecidos fu fatto sparire nei primi tre mesi. Sapevano con
esattezza dove volevano colpire. All'inizio furono favoriti
dall'impressione diffusa in molta opinione pubblica, per la quale
l'intervento dei militari tutto sommato poteva servire per mettere
ordine nella guerra 'sucia' che si stava trascinando tra ala sinistra
e ala destra del peronismo. Poi la propaganda fece la sua parte,
facendo leva anche sui mondiali di calcio. Ci volle la guerra delle
Malvinas, ovvero l'implosione dei dittatori su loro stessi, per porre
fine a quel periodo. Nel frattempo erano cominciati gli anni '80, gli
anni del riflusso dalla politica. E quando la maggior parte di noi
sopravvissute torno a riprender contatti con la società argentina,
non si raccapezzò più”.
Quelle donne sopravvissute, secondo
Norma Berti, sono la parte migliore della vicenda golpista. Per ciò
che s'inventavano nei campi di detenzione per sopravvivere, non
impazzire, non cedere alla delazione. E per ciò che quelle che erano
rimaste fuori inventarono. per logorare lentamente ma in modo
micidiale il regime. Quelle che erano rimaste fuori, ovvero le madri
di plaza de mayo. Quelle come Vera Vigevani, che in quella stessa
sala di Biblioteca aveva testimoniato otto anni fa; e me lo ricordo bene. “Las locas”,
quelle pazze – come venivano definite – che di giovedì in
giovedì annientarono l'indicibile violenza. Senza violenza.
La sala che ascolta non è colma; ma ci sono volti giovani, più di quanti ce ne fossero nel 2008; e chissà che tra questi non ci sia qualcuno che all'epoca ascoltò Vera come maturando del Liceo Galilei.. Sul finire, accanto a me si siede una ragazza bellissima, abbigliamento casuale e trucco curato. Ha l'aria di attendere quel che di questo venerdì sera seguirà; ma intanto nobilita la platea, e ciò che questa ascolta magari nobiliterà lei. Chissà se il seme della determinazione di quelle "pazze" passerà di mano in queste fresche menti, da stasera.
La sala che ascolta non è colma; ma ci sono volti giovani, più di quanti ce ne fossero nel 2008; e chissà che tra questi non ci sia qualcuno che all'epoca ascoltò Vera come maturando del Liceo Galilei.. Sul finire, accanto a me si siede una ragazza bellissima, abbigliamento casuale e trucco curato. Ha l'aria di attendere quel che di questo venerdì sera seguirà; ma intanto nobilita la platea, e ciò che questa ascolta magari nobiliterà lei. Chissà se il seme della determinazione di quelle "pazze" passerà di mano in queste fresche menti, da stasera.
Qual'è il posto di questi argomenti
nell'Argentina attuale, ho chiesto sul finire dell'incontro? E' un
posto non ben identificato. Così mi ha detto la Berti: “nel 2003
Nestor Kirckner fu il primo Presidente ad ammettere ufficialmente le
colpe dello Stato, vent'anni dopo quei fatti. Negli anni seguenti i
diritti umani sono diventati materia di studio diffusa nelle scuole e
alle università. Molti luoghi di detenzione sono stati convertiti
in luoghi della memoria. Questo, fino al 2015. Dal subentro di Macrì
alla Presidenta Cristina Kirckner sono state azzerate le sovvenzioni
alle associazioni per i diritti umani. Due ex militari collusi con la
dittatura sono stati nominati alti gerenti della compagnia aerea di
bandiera. Non so se ho risposto alla sua domanda...”