Francesco
I, in quanto Papa, è oggi l'espressione massima di quella
Chiesa che più volte Paoli sembra mettere all'indice nel
proprio testo: quel “potere di organizzare e uniformare il gruppo”
che giornalmente viene mantenuto saldo dai fedeli con una preghiera
che “non si propone di formare una persona pronta per un'esperienza
di Dio, ma un individuo che osservando scrupolosamente il programma
prescritto giornalmente, mantenga la struttura”. E' del resto la
Chiesa-organizzazione ecclesiastica, stando alla sua biografia, che
'esilia' Paoli per due volte dall'Italia (prima come cappellano su
una nave di migranti verso il Sudamerica, poi direttamente in un
bosco dell'entroterra argentino) in virtù di suoi pensieri per
nulla politicamente corretti.
Tuttavia,
Papa Francesco I è anche la stessa persona che in un giorno di
metà settembre decide – in modo del tutto non convenzionale
per un Pontefice – di rispondere alla domande
sulla fede poste dal fondatore ateo di un giornale quotidiano
(Eugenio Scalfari) con una lettera
da pubblicare sullo stesso giornale (La Repubblica). Un testo
profondo, quello di Bergoglio, probabilmente 'storico' (troppo presto
per definirlo tale), la cui essenza riassunta in (troppa) sintesi è
quella di accettare la 'sfida' e lanciare un ponte tra credenti e
atei.
La
lettera di Bergoglio esce sul giornale l'11 settembre; due giorni
prima io avevo finito di leggere La Pazienza del nulla. E' se c'è
un messaggio più forte degli altri che ho distinto in quella
lettura, è proprio il 'ponte' che Paoli stabilisce con Nelly
Sosa De Forti, una non credente che in più momenti si dimostra
più praticante nei fatti di qualsiasi religioso. Donna,
moglie, più volte madre, piacente (di una bellezza
contemplativa e non estetica, per richiamare la distinzione che fa
Paoli), Nelly sperimenta quel 'Nulla' a cui Paoli si riferisce, e
mette in pratica lungo una vita da atea quello che spesso tanti
credenti 'di facciata' non riescono a concretizzare per neppure un
giorno, al punto -sembra dire tra le righe il libro – di provare
imbarazzo nel pronunciarsi sull'argomento-fede pensando a come certi
'professanti' la ridicolizzano. A causa del suo modo d'essere Nelly
troverà anzitempo la propria fine, imbarcata nel 1977 su uno
di quei voli della morte di cui vigliaccamente si serviva la
dittatura argentina. Quella stessa dittatura contro cui Paoli si
batté attivamente, sfiorando egli stesso l'assassinio, la
stessa dittatura che oggi resta una delle pagine su cui aspettarsi
altre chiare e non convenzionali parole da questo Papa Francesco, che
come presule argentino quegli anni visse da vicino.
Il
cerchio di questo mio pensiero odierno qui si chiude. O meglio, si
riapre alla vasta 'miniera di memorie' che negli anni tante persone
hanno arricchito (Carlotto, Vigevani, Verbisky, Bechis, Alcoba solo
per citare alcune di quelle la cui testimonianza è arrivata a
me, lasciandomi dentro un segno difficilmente cancellabile),
raccontando cosa succedeva di drammatico durante quella fase in
Sudamerica. E si riapre, il cerchio, alle eventuali nuove
corrispondenze tra persone che al bene comune pensano, e che
dell'esperienza umana vogliano far tesoro, credenti o non credenti
che siano.
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