martedì 17 gennaio 2012

AMIATA: IL MERCURIO SOTTO IL VULCANO

C'era una volta un vulcano, a metà della penisola italiana. Cessata nel tempo la sua produzione lavica, quel vulcano divenne col trascorrere dei millenni un più semplice monte, non privo tuttavia di tracce singolari del suo travagliato passato. Una di queste era il cinabro, minerale che l'uomo nel tempo ha imparato ad utilizzare per ricavare mercurio: c'era 5mila anni fa, secondo la ricostruzione geologica compiuta nel 1998 tramite radiocarbonio su alcune mazze di quercia rinvenute in zona all'inizio del secolo scorso, e testimonianza di un'attività estrattiva. E c'era ancora, pochi decenni orsono, protagonista per la comunità della zona di un epopea durata un secolo scarso tra l'avvio, l'ascesa e il declino.
Quel vulcano, oggi monte, è l'Amiata: 1738 metri s.l.m., segna singolar confine tra le attuali province di Siena e Grosseto, condiviso tra i comuni di Arcidosso, Casteldelpiano, Piancastagnaio, Abbadia San Salvatore. Confini amministrativi inesistenti all'epoca degli Etruschi, che alla caccia del mercurio amiatino si misero per ricavare un colorante, né in epoca medicea, quando ne facevano alchimie. E così neppure nella seconda metà dell'ottocento, quando la Società Monte Amiata, capitale interamente tedesco, si decise a firmare l'ultima campagna estrattiva in ordine di tempo.

(26 dicembre 2007)

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