martedì 17 gennaio 2012

INGURTOSU, MEMORIE SPETTRALI

Finita l'epoca mineraria, tuttavia a Nebida si passeggia ancora in compagnia. A Ingurtosu, invece, no. Ci troviamo ora alcune decine di chilometri più a nord, tra il Monte Linas (1238 metri) e la costa Verde. Arriviamo possibilmente da un percorso ramingo, transitato per Villacidro (il cui arredo urbano in stile liberty testimonia momenti di fulgore conosciuti nei giorni delle miniere), per Arbus (sede del museo del coltello sardo), Guspini (che ad un tipo di coltello ha dato pure un nome: la guspinese); magari addentratosi a piedi o in bicicletta nella solitudine paurosamente bella dei boschi che sovrastano il lago di Montimannu, finanche alle cascate (Muru mannu, Sa Spendula, Piscina irgas) che premiano il visitatore dopo ore di cammino.
Dopo tutto questo, dicevamo, ci troviamo sulla soglia di Ingurtosu: la strada inizia a declinare, i tornanti diventano tranelli in discesa per il guidatore troppo sportivo. D'improvviso, una curva a gomito attorciglia la strada sotto l'arco di un edificio che appare catapultato lì dalla Scozia, o da un set di Harry pottter: è la residenza che, all'epoca, fece costruirsi in stile Liberty il tenutario della miniera limitrofa. Tutto intorno resistono case in pietra e mattoni: saranno un trentina, nessuna con le persiane aperte. Eccola, Ingurtosu, punto di convergenza ancora negli anni '50 di centinaia di minatori che la mattina arrivavano a piedi o al massimo in bici da valli a volte punto vicine. Oggi, un paese fantasma: un cartello-listino di gelati testimonia aperture estive di un chiosco che pel resto dell'anno cessa di esistere, al pari dei segni di vita circostanti. La leggenda vuole che Ingurtosu sia abitata oggi solamente da una donna, 95 anni spesi tra l'infanzia, lo sviluppo e il decadimento di questo posto da estrazioni. Un passato da quale non si vuol staccare.

(18 novembre 2007)

Nessun commento:

Posta un commento