martedì 17 gennaio 2012

UN BORGO E LE SUE ROSTE

A Boccheggiano era attiva la società Montecatini, fondata nell'omonima località della Val di cecina nel 1888, ed erede a Boccheggiano di un'attività estrattiva che nel XIX secolo si era concentrata sul Rame. A seguire dunque, nel '900 la pirite fu l'oggetto delle estrazioni, utili per alimentare l'industria chimica che, sotto la guida del livornese Guido Donegani, stava conoscendo sviluppi esponenziali, sottraendo l'Italia dalla dipendenza esterna in materia (soprattutto verso la Germania) e moltiplicando gli occupati (3200 nel 1930, 4500 dieci anni dopo). A Boccheggiano le estrazioni di pirite si protrarranno fino agli anni '80: c'erano quattro pozzi, che attiravano lavoratori da tutti i comuni contermini, ed in particolare proprio da Montieri. Oggi le tracce più evidenti di quel periodo sono costituite dalle “Roste”, ovvero gli accumuli di materiale ferroso risultante dal procedimento di arrostitura del minerale, necessario per estrarre la pirite. Altre tracce sono disseminate in quasi ogni casa abitata da discendenti o reduci di quell'epoca, nel comune di Montieri: pietre-souvenir, lampade, tesserini. E magari un respiro affannoso che procede ancora, a volte a stento, al ritmo della vita.
Ma una traccia vistosa, quanto clamorosa, è emersa improvvisamente all'inizio del terzo millennio in corrispondenza dell'ultima miniera chiusa in ordine di tempo, dopo il crollo della domanda di acido solforico, e quindi dell'industria chimica (1994): la miniera di Campriano.

(13 gennaio 2008)

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